CHI SONO

In questa piccola autobiografia voglio raccontarmi e raccontarti ciò che mi ha spinto a fare del buon cibo non soltanto una passione ma un vero e proprio lavoro. Ho iniziato ad avvicinarmi al mondo della gastronomia relativamente tardi ma ho sempre avuto la passione per il mangiar sano e bene. Una volta terminato il liceo (indirizzo scientifico) presi la decisione di iscrivermi all’università, facoltà di economia aziendale. Gli studi universitari, strano a dirsi, sono stati il trampolino di lancio verso quella che è diventata poi la mia professione: la CUCINA. Ma qual è stato il fattore scatenante? Nonostante gli anni trascorsi non sarei in grado di fornire una risposta certa a questa domanda. Sicuramente parlerei di fattori piuttosto che di fattore. La cucina è un’arte e in quanto tale mi permette di esprimere la mia creatività ma soprattutto di trasmettere ad altre persone quello che provo. La cucina per me è amore, passione, sentimento.

“Si cucina sempre pensando a qualcunoaltrimenti stai solo preparando da mangiare. ”
(Egyzia, Twitter)

Sono fermamente convinto della veridicità di questa affermazione. Cucinare pensando a una persona cara, ad uno dei primi amori o semplicemente a un amico consente di trasmettere, di imprimere in ciò che facciamo i nostri sentimenti. Cosa abbia in comune tutto ciò con gli studi in economia me lo chiedo ancora oggi e piuttosto che di relazione tra le due cose parlerei di contrasto: un contrasto forte, netto. Abbandonare gli studi fu senz’altro una scelta difficile ma mi permise di avvicinarmi di più a me stesso e di esprimere con le mie mani quello che sono. E poi diciamocelo…fare il cuoco è sicuramente più divertente di un noioso lavoro d’ufficio!

“Cucina non è mangiare. È molto, molto di più. Cucina è poesia.”
(Heinz Beck)

Cucina è poesia ma rischia di trasformarsi in un vero e proprio dramma se si perde di vista l’obiettivo. Durante la mia prima esperienza lavorativa ho accusato un duro colpo: lo scontro col mondo del lavoro. Passare da una cucina casalinga ad una professionale è stato traumatizzante. Padelle volanti, teglie ustionanti, urla e imprecazioni hanno rischiato di far morire sul nascere quella che era sempre stata la mia idea di cucina: un mondo perfetto dove passione, dedizione, costanza e gioco di squadra possono permettere di trasformare dei semplici ingredienti in una vera e propria opera d’arte in grado di regalare emozioni. Così decisi di cambiare posto. “Magari non è ovunque così”, pensai. Casualmente ebbi la “fortuna” di incontrare uno chef deluso della sua vita, del suo lavoro.

“Tutto ciò che viene dalla mia cucina è cresciuto nel cuore.”
(Paul Eluard)

Questa persona probabilmente aveva perso di vista il suo centro. Cucinava meccanicamente, imprecando senza sosta per ogni momento trascorso all’interno di quella “maledetta” cucina. Mi esortava a cambiare strada, a lasciar perdere, a rinunciare ad una vita fatta solo di sacrifici. Nonostante le sue parole decisi di concentrarmi ancora di più sul mio obiettivo : riuscire a regalare emozioni cucinando col cuore. Decisi che non sarei mai arrivato a rinnegare ogni cosa e ad andare contro me stesso in quel modo, piuttosto mi sarei ritirato prima di arrivare a quel punto.

«Il mio segreto è in ciò che io chiamo il concetto delle cinque vocali: A come Amore, ovvero tanta passione per questo mestiere, una dedizione senza limiti e un adeguato spirito di sacrificio. E come Educazione, cioè rispettare: la materia prima, chi t’insegna qualcosa, i collaboratori, l’ospite. La gente in generale. Le idee altrui. I come Intraprendenza: ambizione ma quella sana, dettata dall’Intelligenza. O come Obbedienza. Ai Maestri, alle stagioni, alle regole, quelle che ci insegnano e quelle che ci diamo da soli. Al nostro “sentire”. Ucome Umiltà : prima per imparare. E poi nell’istruire, quando si è in grado di farlo, senza tiranneggiare. Condividere con gli altri soddisfazioni e delusioni. Non sputare mai nel piatto in cui si mangia. Criticare, sì, ma senza prevaricare, offendere o umiliare».
(Davide Oldani)

Sentivo che c’ero quasi, avevo quasi tutte le vocali o forse mi mancavano solo delle parti di alcune. Cosa fare dunque? Di certo quella che era stata la mia formazione fino a quel momento non mi aiutava così decisi di investire i pochi soldi che avevo messo da parte in formazione: decisi di investire in me stesso. Intrapresi un percorso di formazione che mi aiutò tantissimo nel colmare le mie lacune in tecniche e conoscenze culinarie. Una volta terminato questo percorso continuai a lavorare senza perdere mai di vista il mio obiettivo. Sono passate diverse stagioni da allora e ancora oggi sento che questa è la strada giusta da seguire.

Se sei arrivato fino a questo punto vuol dire che il mio “mini racconto”, si fa per dire, non è stato poi così noioso. Il mio intento era unicamente quello di condividere una parte di me e della mia storia sperando che possa fornirti ispirazione non solo in cucina ma in qualsiasi cosa tu faccia o tu abbia deciso di fare.

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